Lavorare in Italia continua a significare, troppo spesso, mettere a rischio la propria vita. È quanto emerge con chiarezza dai dati più recenti diffusi dall’INAIL, che fotografano una situazione inquietante: mentre le denunce di infortunio tendono a diminuire, i decessi sul lavoro – le cosiddette “morti bianche” – sono in aumento. Un paradosso che alimenta il dibattito pubblico e pone interrogativi pesanti sullo stato della sicurezza nei luoghi di lavoro.

Nel primo quadrimestre del 2025, ad esempio, le denunce di infortunio in occasione di lavoro sono scese leggermente rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Tuttavia, a fronte di questa riduzione, i casi con esito mortale hanno registrato un incremento. Una dinamica confermata anche dal bilancio annuale del 2024: quasi 590.000 denunce di infortunio, in lieve crescita rispetto al 2023, ma soprattutto oltre 1.090 decessi, con un aumento significativo rispetto all’anno precedente.

Il fenomeno non riguarda un settore isolato, ma colpisce con particolare gravità l’edilizia, la logistica e l’agricoltura. Nei cantieri edili le cadute dall’alto, gli schiacciamenti e gli errori di manovra continuano a mietere vittime, nonostante le normative e le campagne di sensibilizzazione. Nei magazzini e nei trasporti, i ritmi serrati e la pressione produttiva si traducono spesso in incidenti gravi, mentre nei campi agricoli, specie tra lavoratori anziani o autonomi, il rischio rimane elevato, tra macchinari obsoleti e condizioni di lavoro difficili.

A questa tragedia quotidiana si aggiunge un elemento spesso sottovalutato: le morti in itinere, cioè gli incidenti che avvengono nel tragitto casa-lavoro. Una percentuale rilevante delle denunce mortali riguarda infatti gli spostamenti, segno che la sicurezza dei lavoratori non può essere considerata solo all’interno dei luoghi di produzione, ma deve includere l’intero percorso lavorativo.

Ogni numero raccontato dall’INAIL porta con sé una storia di dolore: un operaio caduto da un ponteggio, un camionista vittima di un incidente stradale, un bracciante rimasto schiacciato da un trattore. Vicende che riempiono le cronache e scuotono, per un attimo, la coscienza collettiva, ma che troppo spesso finiscono per essere archiviate come “fatalità”. Eppure, come sottolineano sindacati e associazioni, la fatalità non esiste: esistono invece misure di prevenzione non applicate, controlli insufficienti, formazione carente, pressioni produttive che mettono in secondo piano la tutela della vita.

La fotografia scattata dai dati INAIL è quindi quella di un Paese che non riesce a invertire una tendenza drammatica. Perché se da un lato diminuiscono gli infortuni minori, dall’altro i casi più gravi aumentano, lasciando sul campo un bilancio di centinaia di morti ogni anno.

La strage silenziosa delle “morti bianche” non può più essere tollerata come un semplice dato statistico. Ogni cifra rappresenta una vita spezzata, una famiglia sconvolta, un futuro interrotto. È urgente un impegno concreto da parte di istituzioni, imprese e cittadini: formazione continua, controlli rigorosi, investimenti in sicurezza e una cultura della prevenzione che diventi parte integrante di ogni luogo di lavoro.

Il lavoro non deve più essere sinonimo di rischio. La vita dei lavoratori è inviolabile, e difenderla deve essere la priorità assoluta. Solo così potremo trasformare i numeri in storie di sicurezza e protezione, invece che in tragedie annunciate.

Un alleato decisivo: il ruolo delle società di consulenza e formazione

In questo scenario complesso e in continua evoluzione, le aziende non possono affrontare da sole il peso degli adempimenti, dei controlli e dell’aggiornamento normativo. Le società di consulenza specializzate in sicurezza sul lavoro svolgono un ruolo strategico nella prevenzione, nella gestione del rischio e nella costruzione di una cultura aziendale realmente orientata alla tutela delle persone.

Affidarsi a professionisti qualificati significa avere al proprio fianco esperti capaci di:

  • interpretare correttamente le norme e applicarle in modo puntuale;
  • predisporre documenti obbligatori come DVR, POS, DUVRI e piani di emergenza;
  • organizzare corsi di formazione efficaci, certificati e calibrati sui diversi profili aziendali;
  • supportare il datore di lavoro nei rapporti con gli enti ispettivi e nella gestione delle verifiche;
  • prevenire sanzioni, infortuni e fermi operativi legati a non conformità;
  • promuovere soluzioni tecnologiche e organizzative innovative per ridurre il rischio.

Investire in consulenza e formazione non è un costo, ma una scelta strategica che tutela i lavoratori, rafforza la reputazione dell’impresa e riduce drasticamente il rischio di incidenti, contenziosi e responsabilità penali. Solo un approccio professionale e strutturato può trasformare la sicurezza da obbligo formale a valore distintivo, contribuendo a salvare vite umane e a costruire ambienti di lavoro più dignitosi, efficienti e sostenibili.